Con Shonny sapevo che prima di tutto avrei voluto iniziare un percorso di Obedience per poter settare al meglio i controlli e la comunicazione, trattandosi di un cane linea lavoro e con una genealogia altamente performante nello sport.
Mi rivolsi chiaramente in primis ad un’educatrice, che impostò uno stile di comunicazione molto rigido, per lo più volto alla performance e del tutto asettico rispetto alla socializzazione con altri cani.
Non tardai molto a rilevare l’inefficacia e la problematicità di questo “metodo”.
Shonny, che aveva allora 4 mesi, dimostrava chiari segni di insofferenza rispetto a quell’attività, cosa abbastanza strana perché si tratta di un cane molto entusiasta e generoso verso qualsiasi forma di attività.
Per quanto riguardava la gestione quotidiana non era stato impostato alcun controllo basilare come per esempio il richiamo, né la gestione del cane al guinzaglio, ma una rigida condotta sportiva che non era chiaramente percorribile nella quotidianità.
Come se questo non bastasse, era stato imposto l’isolamento totale da altri cani, trattandosi di un futuro atleta, che quindi doveva rimanere distaccato dai suoi simili e concentrato solo sulla gara. Questo chiaramente scatenò l’effetto esattamente contrario, considerato il fatto che anche i campi di gara non sono luoghi “asettici”, ma ovviamente popolati da altri cani.
Cambiai trainer e mi trovai questa volta ad affrontare la teoria de “il cane deve stare sempre nel kennel fino a quando non entra in campo”…vi lascio immaginare quale potesse essere la compressione di energia in un cucciolo chiuso in una gabbia, che sentiva gli altri cani e conduttori correre ed urlare in campo…questa esperienza ebbe vita breve!
Nuovo trainer, nuova teoria: “il cane non può allenarsi con altri cani finché non impara a stare calmo e ad ignorarli!”. Shonny, entusiasta per natura e per principio, appena vedeva un suo simile voleva correre a conoscerlo e a giocarci insieme, come avrebbe mai potuto desensibilizzare questa spinta continuando ad allenarsi da solo???!!!
Finalmente abbiamo trovato l’ambiente ideale, dove al primo posto c’è il benessere e lo sviluppo equilibrato del cane e del binomio.Non esistono divieti all’espressione del cane, qualsiasi essi siano. Le situazioni diventano basi su cui lavorare per poter aumentare la sicurezza e la sintonia, non solo in campo ma soprattutto nella vita quotidiana. Comprimere o stigmatizzare la natura del cane non aiuta a crescere e superare le paure, ma semmai a creare mostri ancor più grandi!