Non sono nata amante dei cani, anzi. Fino a pochi anni di vita, urlavo a squarciagola ogni volta che ne vedevo uno. Mia madre e mio fratello maggiore – cinofili convinti – decisero che era arrivato il momento di farmi cambiare idea e nella nostra casa arrivò Piccolo, simpatico meticcio di Golden Retriever. Una delle attività che preferivo in estate era proprio sguazzare nel fiume e scoprire come al grido di “Aiuto! Aiuto!” Piccolo non si peritasse a lanciarsi in acqua per tentare di salvare me e i miei cugini. Lo scotto da pagare era abbastanza caro – lividi e graffi su tutto il corpo – ma l’emozione era tale che il gioco valeva la candela! A 18 anni, quando è arrivato per Piccolo il momento di abbandonare la sua vita terrena, ha scelto per l’ultimo saluto il luogo che più amava, il fiume.
Ho avuto cani di ogni taglia, colore, dimensione e personalità. E li ho amati tutti, in maniera diversa. Ma qualcosa in me si è smosso soltanto la prima volta che ho visto un Terranova. Avevo poco più di 10 anni e mi trovavo in Francia, a Besançon, con la mia famiglia partecipavamo ad una fiera come espositori. Ogni giorno veniva a visitare la fiera un signore di mezz’età, buffo e scompigliato, portava al guinzaglio un enorme cane nero, peloso, rassomigliante ad un orso. Per me fu amore a prima vista! Misi da parte la timidezza, mi feci insegnare qualche parola in francese e mi lanciai all’inseguimento. “Comment s’appelle?” biascicai, “Jo-Jo” fu la risposta “C’est une Terre-neuve”. Non avevo mai avuto un vero cane di razza, ma non ebbi dubbi: se mai ne avessi avuto uno, sarebbe stato un Terranova.
Nel frattempo mi sono diplomata (a fatica!) e mi sono laureata (in 3 anni precisi, con la borsa di studio) in Tecniche di allevamento del cane di razza ed educazione cinofila, laurea triennale del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Pisa. Era il 2008, avevo 23 anni, mille progetti in testa e Obelix, un simpatico cucciolo di Terranova proveniente da un bellissimo allevamento in provincia di Parma è stato il mio meritato regalo da 103/110. L’idea era complessa, ma fattibile: avrei aperto un centro nel cuore della Toscana, allevando soggetti belli, sani ed equilibrati. Avrei fatto corsi di formazione per gli aspiranti proprietari e sarei stata un’affidabile dog sitter quando questi ne avessero avuto bisogno. A me la parte tecnica, a mio fratello Paco – un’entusiasta amante dei cani come me – quella pratica. Il braccio e la mente, insomma.
Purtroppo la vita non sempre va secondo i nostri piani e un mese prima del mio appello di laurea – pochi giorni dopo essere stati a scegliere Obelix presso l’allevamento di provenienza – un terribile incidente stradale si è portato via improvvisamente Paco e con lui tutti i miei sogni e i miei progetti. Mi sono laureata lo stesso, ma ho messo tutto in un cassetto, continuando a mantenermi con il lavoro che avevo imparato durante gli studi, la Barman. Obelix però faceva ormai parte della mia vita, non potevo non adempiere ai miei impegni, non sarebbe stato giusto, così ci siamo iscritti ad un gruppo di addestramento al salvataggio in acqua, il N.A.T.T. a Signa (FI), dove siamo rimasti per 3 anni, conseguendo il brevetto di 1° del Club Italiano Terranova e l’abilitazione ANPAS, presso i Laghi Renai.
Nel 2011 ho deciso di provare l’esperienza del salvataggio in mare e mi sono affiliata al G.L.A.P., dove siamo rimasti per 5 anni, conseguendo anche i brevetti di 2° e 3° del CIT. Purtroppo non siamo riusciti a concludere il percorso con il 4° e ultimo brevetto, ma non ho rimorsi né rimpianti, ce l’abbiamo messa tutta. A fine 2016 – complice l’età ormai avanzata di Obelix e la mia presa di posizione contro la metodologia di addestramento, ho deciso di lasciare questa disciplina e mi sono iscritta al Master di 1° livello in educazione e istruzione cinofila, presso lo stesso dipartimento universitario dove mi sono laureata. Attualmente sto concludendo il percorso di studi preparandomi per l’esame finale previsto a marzo 2019 e in contemporanea organizzo eventi e cicli di incontri destinati ai proprietari e/o aspiranti tali per divulgare la cultura cinofila.
Chissà che non sia stato proprio il ricordo di quei giochi d’acqua con Piccolo a condurmi verso l’esperienza dell’addestramento al salvataggio in acqua, a decidere di non mollare la cinofilia nonostante la vita a volte non vada secondo i nostri progetti.
2 Comments
Che devo dire? Complimenti! Ho guardato il sito quasi per caso e ho trovato diverse cose interessanti. Poi di una cosa voglio riparlarne di persona
Ciao Marco, grazie per i complimenti! Quando vuoi ne parliamo!