Sarebbe stato “l’undicesimo comandamento” (permettevi la battuta), da aggiungere all’articolo sulle 10 principali leggende metropolitane sul cane, ma vista l’importanza e la serietà dell’argomento, ho preferito scriverne a parte. Giusto ieri dibattevo con una collega dell’alta Italia su quanto sia frequente la scelta di taluni proprietari di “allargare la famiglia” con il secondo e talvolta addirittura terzo cane, senza preoccuparsi minimamente se questo possa giovare davvero all’equilibrio familiare o meno. La scusa più o meno è sempre la stessa:
Ne prendo un altro almeno si fanno compagnia!
Ecco, non so cosa ne pensiate voi nello specifico, ma io l’ho sempre trovata una grossissima scusa (e nemmeno delle più raffinate) per liberarsi la coscienza, poiché siccome abbiamo preso un cane e non abbiamo mai tempo per dedicarcisi, è giusto prenderne un altro, almeno si fanno compagnia a vicenda e io me ne lavo le mani. Peccato però che non funziona esattamente così: studi più o meno recenti sul gioco (attività fondamentale nella vita di tutti i mammiferi, giovani e adulti) hanno dimostrato che il gioco tra conspecifici non sostituisce quello con il proprietario e viceversa. Sono due attività che si integrano l’una con l’altro, entrambe ugualmente indispensabili per il benessere dell’individuo e per la costruzione di buone relazioni.
Io – nonostante lavori al contatto con il pubblico praticamente da sempre – non ho mai gradito la compagnia “a prescindere”, non ho simpatia per tutti i miei parenti, non vado d’accordo con tutti i miei vicini di casa, non mi sento di dover necessariamente diventare amica di tutti i miei colleghi.
Innanzitutto, il proprietario che desidera prendere un altro cane dovrebbe chiarirsi le idee e valutare quelle che sono le vere motivazioni. Lo faccio davvero per il cane o lo faccio più che altro per me stesso? Se siamo davvero convinti che il nostro cane potrebbe giovare della presenza di un conspecifico in casa, buona norma sarebbe farsi consigliare da un esperto.
Come potete vedere, l’argomento non è affatto banale. Siamo noi essere umani a banalizzarlo, in quanto la nostra società occidentale ci impone in qualche modo una vita sociale “a tutti i costi”. Bè, per i cani non funziona esattamente così. Ci sono cani che adorano stare in compagnia di altri cani (con o senza guinzaglio), cani che tollerano e cani che proprio lo detestano. Privi di sovrastrutture – a differenza di noi – dimostrano chiaramente con posture, atteggiamento e prossemica – se una certa situazione gli è gradita o meno. Ci sono cani tendenzialmente più idonei a vivere in gruppo (molti cani da caccia e pastori), altri hanno una fortissima tendenza all’aggressività intraspecifica se non socializzati (ma a volte purtroppo non basta) e in gruppo possono diventare davvero pericolosi anche per l’uomo (soprattutto se si hanno bambini in casa). Senza necessariamente arrivare a casi così estremi, dobbiamo assumerci il ruolo e la responsabilità di comprenderli e agire di conseguenza, pensando però a ciò che è meglio. Soprattutto per loro.