Tempra, temperamento, istinto, motivazioni…ma quante cose dobbiamo ricordarci? E soprattutto…mi posso fidare di quello che mi è stato insegnato fino ad oggi?
La cinofilia ce la mette proprio tutta per metterci gli uni contro gli altri, l’avete notato? Se andate a guardare un qualsiasi autorevole dizionario, come la Treccani o il Garzanti e lo confrontate con le terminologie di psicologia umana, noterete che molto spesso i significati si sovrappongono. Ma provate invece a fare un post sulle terminologie cinofile e guardate cosa succede! Una vera e propria rivolta mediatica, ma cerchiamo di capire il perché.
Partiamo da un presupposto molto lontano: la ricerca scientifica italiana sul cane è quasi inesistente. Quel poco che viene fatto è rappresentato da una piccola nicchia di settore, oppure è finalizzato a studi comparativi su altre specie. Se andate a dare un’occhiata su ciò che viene fatto nei paesi anglosassoni (Canada, Australia, UK e USA, principalmente), potete rendervi conto di cosa sto parlando (twitter è utilissimo a questo scopo!). Capite bene che in un Paese dove interessa poco fare ricerca scientifica, ahimè, interessa poco anche divulgarla. Questo atteggiamento purtroppo ha una terribile conseguenza, cioè continuiamo inevitabilmente a studiare le stesse cose che venti o trent’anni fa, propinavano ai nostri docenti; noi, a nostra volta, propineremo ai nostri allievi le stesse cose e così via, un vero e proprio circolo vizioso.
Oppure no. Oppure possiamo scegliere di essere divers*, di informarsi, di leggere, di studiare e di guardare oltremare. E questo è già un ottimo punto di partenza. Un altro aspetto impossibile da non considerare, riguarda il mondo della formazione cinofila (ne parliamo in una diretta instagram domani, lunedì 17 gennaio alle 20.45): i principali enti che la fanno sono enci, quelli sportivi (csen, fisc, ficss, etc.) e alcune scuole private (siua, think dog e gentle team, quelle più famose). Capite bene che è difficile aspettarsi una formazione accademica da chi accademico non è! E allora, penserete voi, dobbiao fare tutt* l’università? Ahimè no, non basterebbe, e vi spiego perché.
Purtroppo essere accademici non equivale a essere aggiornati o moderni: è cosa di poco tempo fa la situazione che vi vado a raccontare. All’interno di un corso in etologia applicata, la docente (medico veterinario), ci ha mostrato a lezione tutta una serie di video cinofili e felini, che secondo lei dovevano servirci a meglio comprendere le teorie sull’apprendimento: peccato che la maggior parte di questi, rappresentavano veri e propri show tipo circo, cani impegnati nelle peggiori peripezie, palesemente istruiti attraversi tristi metodologie di luring che ormai a fatica si usano per insegnare un “seduto” al cane. E stiamo parlando di un corso universitario, mannaggia!
Per farvi capire come il mio disappunto sia obiettivo e non frutto di un immaturo pregiudizio, quando la Professoressa ha parlato dello scodinzolio del cane, non ha nemmeno lontanamente pensato di citare il celebre studio del 2007 (italianissimo, tra l’altro!), dove Angelo Quaranta, Marcello Siniscalchi e Giorgio Vallortigara, hanno scoperto che lo spostamento della coda verso destra o verso sinistra, risponde a stimoli completamente differenti. Stiamo parlando del 2007 gente, la bellezza di quindici anni fa, davvero le è mancato il tempo di aggiornarsi?
Bene, ora che (spero!) abbiate capito che le persone che vi (e ci) formano, non sono così onniscienti come vogliono farci credere, arriviamo a noi. Fino a pochissimi anni fa, parlare di personalità nei cani ci avrebbe fatto piovere addosso una montagna di ingiurie: la parola stessa, personalità, deriva da persona, già questo sarebbe bastato per tacciarci di antropomorfismo! Samuel Gosling, psicologo dell’università di Austin, in Texas, studia la personalità del cane ormai da un po’ di tempo, ed è stato proprio lui a farmi riflettere sul significato che la cinofilia ha dato negli anni a determinate nozioni.
Ci hanno sempre raccontato che il temperamento è la velocità con cui il cane risponde agli stimoli…niente di più sbagliato! Quella è la reattività (da non confondersi con l’impulsività, che è un’altra cosa ancora). Non vi ho convinto? Allora continuate a leggere.
Il temperamento è immodificabile, per questo riguarda la sfera dei comportamenti innati. Motivazioni ed arousal fanno parte di questi, giusto per fare un esempio. Ma siamo sicuri che per la velocità di reazione agli stimoli valga questo principio? Bè, se così fosse, dovremmo mettere in discussione l’efficacia di tutte le tecniche di riabilitazione che conosciamo. Se ci pensate bene infatti desensibilizzazione e controcondizionamento, giusto per fare due esempi, sono rispettivamente finalizzati proprio a diminuire e a modificare la reazione ad uno stimolo. Ma se abbiamo detto fino ad oggi che questo significa modificare il temperamento e quest’ultimo fa parte delle caratteristiche innate, come possiamo avere l’arroganza di modificarlo?
Eccovi spiegato l’arcano. Non è assolutamente vero che tempra, temperamento e reattività sono sovrapponibili, o perlomeno non è detto. La tempra è una tecnica di lavorazione dei metalli, che serve a conferirli delle caratteristiche speciali a seguito di un trattamento che prevede dapprima il raggiungimento di temperature altissime e in seguito l’immediato raffreddamento. Immaginatela come una metafora della vita: dapprima mi trovo in una situazione di grande gioia e serenità, subito dopo in una situazione drammatica; se riesco a cavarmela bene in entrambe, significa che ho una tempra forte (o alta), altrimenti vuol dire che ho una tempra debole (o bassa). Questo termine è molto simile a quello di resilienza, se consideriamo quest’ultima nella sua accezione in materia fisica, cioè la capacità di un corpo di ritornare alla sua forma originale a seguito di un urto. Da qui, si capisce come un cane da lavoro, ad esempio, debba obbligatoriamente avere una forte tempra!
Passiamo al temperamento. Temperare in latino significa mescolare, soprattutto con la finalità di trovare il giusto equilibrio (pensiamo per esempio ai colori, che non a caso si chiamano tempere). Il temperamento ottimale perciò si ritrova in uno stato di totale equilibrio: pensate per esempio a quando definiamo un clima ben temperato! Quando le caratteristiche psichiche, fisiche e attitudinali di un cane sono perfettamente amalgamate tra di loro, abbiamo un individuo con un buon temperamento.
Chiariti questi dettagli, diventa facilmente comprensibile come la velocità e il modo in cui il cane reagisce agli stimoli siano da inquadrare invece come reattività. Questo tipo di fraintendimento (chiamiamolo così…) esiste solo nel panorama italiano, perché se andate a farvi un giro tra i test comportamentali ufficiali dei paesi stranieri (penso ad esempio al C-BARQ), è chiarissimo come la reattività sia considerata solo un tratto caratteriale del cane che contribuisce ad esprimere il temperamento del cane, ma assolutamente non l’unico (guardate per esempio questo studio).
La grande varietà della specie canina ci regala più di un esempio pratico a sostegno di questa tesi! Pensiamo a come dovrebbero essere idealmente alcune razze, secondo il loro standard: il Terranova, gigante buono e tranquillo, ma pronto a rischiare la vita in caso di bisogno ( = arousal basso, reattività bassa, tempra alta); e ancora, il simpatico Lagotto, allegro e socievole, ma sempre pronto per lavorare! ( = arousal alto, reattività bassa, tempra alta); il celebre Pastore Tedesco, si legge nello standard
deve essere ben equilibrato, saldo di nervi, sicuro di sé, del tutto disinvolto e (se non provocato) assolutamente buono, oltre che attento e docile. Egli deve possedere coraggio, combattività e tempra per essere idoneo come cane da accompagnamento, da guardia, protezione, servizio e da pastore.
www.enci.it
Come possiamo tradurre? Tempra forte (coraggio, combattività), buon temperamento (ben equilibrato, saldo di nervi, sicuro di sé), reattività medio-alta (disinvolto e buono se non provocato –> fondamentale questo dettaglio!). Capite perché non è corretto far coincidere il temperamento con la reattività? Perché il temperamento abbraccia una sfera molto più ampia!
Ecco, qui sopra trovate un riassunto schematizzato di quanto espresso in questo articolo. Commentate, condividete e fatemi sapere cosa ne pensate di queste riflessioni. Alla prossima! 🙂